Che impatto ha il trail running sulla resilienza?

I corridori te lo diranno: finire una gara è un risultato che arriva con una buona dose di gioia, gratitudine e orgoglio. Ti senti rilassato, felice e fiducioso. Fantastico, vero? Tuttavia, è una pratica che porta con sé una serie di infortuni cronici, stanchezza, dolori e così via... Non si può dire abbastanza: finire una gara è una sfida tanto fisica quanto mentale.

In uno studio intitolato “ Costruire resilienza attraverso il trail running ", Selene Lincol dimostra che il trail running ci rafforza fisicamente e, soprattutto, mentalmente.

La resilienza è la capacità di recuperare o adattarsi facilmente a un incidente o a un cambiamento. Essere resilienti significa sapersi riprendere da eventi difficili.

"Il trail running offre vantaggi e competenze trasferibili per la vita di tutti i giorni, come resilienza, cambiamento di prospettiva, prontezza e supporto per la salute mentale. I partecipanti hanno una migliore capacità di gestire il cambiamento ed evocano più gioia e fiducia nella loro vita quotidiana."

-Selene Lincoln

Costruire la resilienza attraverso il trail running: il punto di vista delle donne, pagina 407

Correre ci permette di accettare i nostri errori e di andare avanti, anche se l’evento sembra difficile. Per il 65% dei runner intervistati, il trail running è un’opportunità per imparare, crescere e dare forma al proprio futuro. Un promemoria che evolviamo con il cambiamento e che il cambiamento ci consente di diventare una persona migliore.

"In una gara, i primi chilometri sono spesso i più difficili.
Lo stesso vale per le sfide quotidiane, sia sul lavoro che nelle nostre relazioni. Correre ci aiuta a capire che, anche se all'inizio qualcosa può sembrare difficile, non sempre lo sarà."

- Un intervistato

L’essenza del trail running non è solo correre. È la ricerca di un'esperienza unica, in simbiosi con il nostro ambiente. Correre in mezzo alla natura, lontani da tutto, ci permette di cambiare prospettiva, di essere più consapevoli, di comprendere meglio noi stessi e ciò che ci circonda.

I benefici del trail running sul corpo e sulla mente ricordano lo Shinrin Yoku (bagno nella foresta in inglese), una pratica giapponese che consiste nel immergersi nella natura mentre si cammina o si corre. Secondo la ricerca del dottor Qing Li , il "bagno nella foresta" favorisce livelli di cortisolo più bassi, una pressione sanguigna più bassa e un'attività nervosa parasimpatica più elevata rispetto a un ambiente urbano. Il trail running è una vera sessione di meditazione che ci permette di riconnetterci con la nostra innata capacità di guarire.

Quasi l’80% dei partecipanti ritiene che il trail running sia un modo per imparare a gestire le proprie emozioni. I corridori usano la loro pratica per rafforzare la loro resilienza e riconnettersi con la natura selvaggia. Ciò ha un impatto sulla loro autostima, sul loro coraggio e sulla loro tenacia nella vita quotidiana.

Quindi vai all'avventura! Mettiti alla prova! Soprattutto, prenditi cura di te stesso, ascolta il tuo corpo e la tua mente. Sii ottimista, credi in te stesso e nelle tue capacità: fissati degli obiettivi durante i tuoi trail così come nella vita quotidiana. Fallirai e questo è normale! Fa parte del gioco... Attenzione, rimarrai sorpreso! Sei molto più forte di quanto pensi. Col tempo, non solo ti riprenderai più facilmente dagli alti e bassi della vita, ma migliorerai grazie ad essi!

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Per saperne di più sulla resilienza, leggi anche Ultra de Bromont e How to find your why? con Nicolas Danne

Riferimenti:

Dott. Qing Li (17 aprile 2018). Bagno nella foresta: come gli alberi possono aiutarti a trovare salute e felicità

Selene Lincoln (2021) Costruire la resilienza attraverso il trail running: il punto di vista delle donne, Leisure/Loisir, 45:3, 397-421

Timm, K., Kamphoff, C., Galli, N., & Gonzalez, SP (2017). Resilienza e crescita nei maratoneti all'indomani degli attentati alla maratona di Boston del 2013. Lo psicologo dello sport, 31(1), 42–55. 10.1123/tsp.2015-0053.

Gli effetti fisiologici dello Shinrin-yoku (2010) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19568835/